Sono le 3 del mattino del 19 dicembre 2022 e il ministro cinese dell’ambiente sbatte il martelletto per ufficializzare l’accordo con cui 196 paesi di tutta la terra tentano di fermare la perdita di biodiversità. Siamo a Montreal in Canada e dopo gli applausi e le urla di giubilo viene fuori che alcuni paesi non sono d’accordo. Si sa, gli ultimi momenti di questi accordi internazionali sono i più complicati e il ministro cinese Huang Runqiu non vuole fare brutta figura. Allora prima dice che il pacchetto verrà approvato un pezzo alla volta, poi tutto assieme e nel farlo non dà il tempo ai delegati di leggere la versione finale. Intanto la ministra del Congo muove un’obiezione ma non usa le parole formali e perciò non viene considerata obiezione ma semplice commento. Termina così la COP15.
Questo piccolo caso è restato piccolo perché poi Cina e Congo hanno fatto la pace. Ma dimostra come le COP siano un lungo processo, estremamente complesso, in cui le cose non sono mai bianche o nere.
Questa settimana ho intervistato Gabriele Ruffato, fotografo, naturalista, guardia caccia e parte del collettivo Ci sarà un bel clima. Abbiamo parlato del sottile file che lega gli accordi volontari di quasi 200 paesi al mondo e della necessità che questo filo continui nei confini di ogni singolo paese che dovrà ratificare e trasformare in leggi nazionali gli impegni presi di fronte all’ONU.
Che clima fa è il podcast di Daniele Federico.
L’intervistato è Gabriele Ruffato.
La sigla è “Shake it” di Jahzzar
La voce dello spot pubblicitario è del piccolo-grande Gioele!
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